18 giugno 2010

Le parole di Alice

C'è stato un tempo in cui non sapeva ancora parlare, ed allora a quel tempo scriveva lunghe lettere d'amore... Ha scritto lettere struggenti a uomini addormentati, pensieri senza forma su fogli sparsi chi sa dove, in un tempo che ormai pare un altra vita ha scritto con una matita su di un foglio usato, un delirio d'amore e di tristezza ad un adolescente, senza sconvolgergli la vita. Ha scritto anche un romanzo, su di una ragazza insicura che scriveva lettere per non dover parlare. E anche quello lo ha perduto in un cassetto.

Il tempo però forse indurisce il cuore, ma aiuta la lingua... così un giorno magicamente ha imparato a parlare. Ma le parole dette non assomigliano mai a quelle scritte, le parole dette sono filtrate dal viso del destinatario, sono pensate per non arrossire, per non scalfire mai l'armatura. Poi la vita diventa una spirale di corse frenetiche in cui non c'è mai il tempo di pensare, così anche le parole si riducono, assorbite da parole più serie, parole di dovere. E non c'è più tempo per l'analisi, figurarsi per le lettere d'amore... Però le parole senza il pensiero, senza analisi, nè riflessione diventano parole sterili, così le sente le sue parole: rumore tra altri rumori che non filettono più nulla.

A volte vorrebbe tornare a scrivere lettere, lettere d'amore ma non soltanto, vorrebbe imparare a scrivere altre lettere, lettere d'amicizia ad esempio. Anzi vorrebbe proprio imparare l'amicizia, si un'amicizia fatta di lettere, di parole pensate, di parole pesanti, profonde, che vengano da uno strato più profondo della pelle da cui vengono le parole parlate... Ma l'amicizia, come l'amore, è qualcosa che si impara da bambini, le lettere d'amore non si scrivono a quarant'anni ma a sedici, il tempo dei grandi sentimenti, dei grandi turbamenti, finisce prima di potersene rendere conto.
E allora agli adulti non rimangono che le parole parlate, e adesso che se ne rende conto dovrà trovare delle zavorre per quelle parole per farle andare un pò più in profondità, ma dovrà farlo in fretta, Alice, prima che la vita la distragga con la prossima futile urgenza.

29 settembre 2009

Capelli gialli


Questa è la storia di Emir, che poi Emir sarei, o si diceva fossi? non mi ricordo!
Vabbè insomma Emir sono io, ho 7 anni gli occhi blu e i capelli gialli.
La mia mamma si chiama Katanija e i suoi capelli sono neri.
Io voglio molto bene la mia mamma e lei mi vuole bene pure.
La mia mamma è una ballerina.
Il mio papà invece è un musicista.
La mia famiglia è una famiglia di artisti! E poi la mia famiglia non è come le altre famiglie che ognuno sta in un posto diverso e i grandi non giocano mai con i bambini.
La mia mamma con me ci gioca sempre. Lei mi vuole insegnare a ballare.
Mi prende la mia mamma, mi fa piroettare, mi lancia in alto.
Poi la mia mamma mi insegna i passi, mi dice quello che devo fare.
Anche papà sta lì con noi quando giochiamo.
Il mio papà suona e ci guarda. E se poi sono bravo quando ho finito di ballare mi da la macchinina marrone, quella che mi porto sempre in giro da quand'ero piccolo.
Però quando dobbiamo giocare papà la macchinina dice che la deve tenere lui e me la da solo alla fine.
Quando il gioco è finito poi, mamma mi toglie il cappello, mi prende per mano e mi porta a passeggio.
Papà si leva la fisarmonica e tutti insieme passiamo tra i sedili della metro e le persone che ci guardano giocare mettono monete nel mio cappello.
Poi scendiamo e andiamo a giocare in un altro vagone.

24 settembre 2009

Maikelchesileggecomesiscrive!


Il mio nome è Maikel e vivo a Roma e a scuola mi hanno detto che sono italiano.
Però il mio papà non è italiano, lui parla italiano però lo parla in un modo strano, non lo parla come me e i miei compagni, lo parla come quelli che ci puliscono i vetri della macchina al semaforo.
Il mio papà dice che lui è nato in un posto lontano lontano, dice che è nato su un isola e quest'isola si chiama Cuba.
Il mio papà è nato a Cuba, e per questo si mette gli orecchini.
I papà dei miei amici mica se li mettono gli orecchini!
E poi il mio papà è il più forte di tutti, infatti il mio papà è un maestro di KansenJitsuqualcosa.
Il mio papà dice che il KansenJitsuqualcosa è un'arte marziale molto antica.
E allora il mio papà cerca di insegnarla pure a me.
A casa, per strada, in metro mentre torniamo da scuola.
E mentre siamo in metro, io li vedo quelli che ci guardano.
E mentre ci siamo in mentre, io li vedo quelli che ci guardano, ci guardano e si allontanano.
Si allontanano ma continuano a guardarci.
Si allontanano ma continuano a guardarci, e io non capisco.
Non capiscono perchè fissano me, un bambino italiano di sette anni con gli occhiali blu, rotondi, e il mio papà, con i capelli lunghi e neri, gli orecchini e la borsa di lana.
Loro ci guardano e io li guardo, e non capisco.
Poi un giorno mi hanno insegnato delle nuove parole: straniero, immigrato, clandestino.
Un giorno mi hanno insegnato delle nuove parole e quel giorno ho capito tutto.

14 gennaio 2009

Un diavolo per capello

Innanzi tutto torno a scrivere perchè non ho sonno... e siccome l'insonnia è uno dei sintomi dell'età che avanza questo post potrebbe già chiudersi qui!
E invece è tempo di scavare dopo una lunga e silenziosa assenza fatta di giorni rocamboleschi...si scrive un blog, si tiene un diario per non perdere il segno in una fase di transizione; la notizia è che le transizioni ed i cambiamenti non finiscono mai. E così dopo la crisi esistenziale arriva in anticipo (son sempre stata una ragazza precoce) la crisi di mezz'età: un capello bianco può mandare in pezzi anche la più salda delle roccaforti... L'adolescenza spensierata ed anche il limbo che ne segue sono finiti da un pezzo, ve n'eravate accorti? Basta pensare a quand'è stata l'ultima volta che qualcuno vi ha chiesto : "cosa farai da grande?". Non ve lo ricordate? Ecco è proprio questa la notizia: non ce lo chiede più nessuno da un pezzo perchè ormai è andata, dovremmo starlo già facendo quello che volevamo... Non sta succedendo vero? Il punto è che succede e basta: un giorno le 50 lattine di birra diventano una bottiglia di vino biologico e non riesci a spiegarti cosa ti è successo, quelle date che un giorno sembravano lontanissime sono passate ieri e tu però non ti senti molto diverso... o forse si: guarda meglio e dimmi se quello che vedi nello specchio è esattamente l'immagine di te che hai nella tua testa... Non siamo quello che crediamo di essere e forse cambiamo più rapidamente dell'immagine che abbiamo di noi... e a volte sono gli altri a farcelo notare, a volte invece gli altri ci rigirano a brutto muso immagini di noi sfalsate dai loro occhiali appannati e ci mettono in crisi... La speranza rimane sempre che un giorno adulti lo si possa diventare davvero e magari che questo cambi qualcosa...
O forse dovrei solo farmi meno seghe mentali: ho deciso domani mi tingo i capelli e fanculo: non ci penso più!


24 ottobre 2008

Gap in my mind!



Scrivo, cancello, riscrivo, ricancello, penso in 2 lingue contemporaneamente ma i pensieri che vengono fuori sono confusi e disordinati... devo mordere tutto, sempre, nemmeno un secondo di vita va sprecato, nessuno potrà mai convincermi del fatto che ci sia qualcosa domani dietro quella porta, quindi ho bisogno di bere il mio oggi fino a vedere il fondo del bicchiere... insoddisfazione è quanto spesso ne consegue e l'idea di non arrivare mai dove vorresti, di non vivere mai abbastanza, di non sentire il dovuto senso di sazietà... tutto oggi subito e velocemente this is my way of life... e quando non viene realizzata mi manca, brutta sensazione è quella di star sprecando qualcosa: sia essa una persona, un opportunità o un momento....And tomorrow I don't know...dicono che devo ripartire: assorbire nuove esperienze, nuovi sapori, nuovi volti e colori di un posto stavolta lontano davvero... la forza della volontà non basta sempre... bisognerebbe anche chiedersi a chi giova, a che serve, e forse come sempre ricordarsi il vecchio detto sopra il pozzo dei desideri: "attento a ciò che deisderi, perchè potrebbe avverarsi!"

15 ottobre 2008

Grey, colors and many other things



Rumore di tacchi che rimbombano per una strada grigia... questa è la prima immagine che mi viene in mente parlando di Londra, silenzio come in un funerale o in una città svuotata da qualche calamità naturale in uno di quegli orribili film americani dove, dopo la caduta del meteorite tutti scendono in strada a contare i danni e sono come in trans, silenziosi e smarriti... immagine spettrale di un vicolo che vedrò spesso nei prossimi giorni... e poi la seconda immagine del tutto contrastante è fatta dei mille colori tra gli scaffali di un supermercato dove confluisce la cucina di ogni Paese del mondo, non sarà tutto buono, certo, ma la voglia di provare tutto non può che assalirti: così tanto tra cui scegliere che si può rimanere a digiuno per non saper scegliere... tutto moltiplicato per cento: i colori ed il grigio, il rumore rotto solo dai tacchi sull'asfalto ed il rumore di un milione di lingue parlate contemporaneamete...
e in mezzo a tutto questo tu... finalmente in silenzio, in ascolto di te stessa, alla scoperta di una città e della persona nuova che ospiti nella mente e nel cuore con la quale finalmente hai fatto pace e che finalmente riconosci in quello specchio, a volte addirittura con una punta di orgoglio e soddisfazione...

13 ottobre 2008

My London call

E così finisce la prima giornata londinese… facciamo un elenco delle cose che ho imparato:
certi saluti ti lasciano a tradimento lacrime agli occhi e groppo alla gola
non fidarsi di Alitalia (ma il sospetto ce lo avevamo già) perché rischi di rimanere in aereoporto a bivaccare per 2 ore e mezzo
l’aereoporto di fiumicino è una città: si prende il treno per andare da un gate all’altro: nota per i posteri…presentarsi con il dovuto anticipo perché non sempre il ritardo ti salva…
la selezione naturale a volte può salvarti dai calabresi sparsi per il mondo
gli autisti sono tutti di colore e con i gipponi sia che ti vengano a prendere all’aereoporto di un ex-colonia che di un ex potenza coloniale
gli autisti di colore dell’ Costa d’avorio di Londra non sono in grado di portarti a destinazione mettendoci meno di 2 ore…
a Londra splende il sole…. Ok il campione non sarà scientifico ma siamo ad uno su uno e nemmeno una nuvola…not bad!
gli italiani sono come i Cinesi… si trovano ovunque ed hanno la capacità di radicamento di una pianta infestante…
fare un giro turistico in macchina di una città così grande può mettere l‘aquolina in bocca
fare la spesa in un supermercato di londra sarà la prova più difficile da superare; in particolar modo resistere alla vista di quello che questa gente dai gusti dubbi riesce a mettere nel carrello e con sequenzialmente nello stomaco
avere troppe scelte è come non averne alcuna e così si può rimanere affamati per non saper scegliere da cosa iniziare
finire una giornata con una sigaretta fumata davanti ad una luna enorme e limpida sopra i grattacieli è un buon modo per darsi il benvenuto

Non male per un giorno soltanto….

24 settembre 2008

L'epifania (tutte le feste si porta via)






E poi a volte alcuni pensieri balenano lucidi , semplici, ovvi, nella testa:



1 Forza Nuova dovrebbe essere un'organizzazione fuori legge e non essere legittimata ad attaccare sotto casa mia decine di manifesti del suo "Campo d'azione"

2 Le persone dovrebbero sapere che è buona abitudine, quando spettegolano, allontanarsi di qualche metro dal campo uditivo dell'ogetto del loro pettegolezzo

3 Sposarsi prima dei 30 anni, a meno che non si sia nati al sud - non importa swe dell'Italia o del mondo - è anticonformista

4 Per quanto si possa arrivare in alto, la sindrome di non sentirsi all'altezza delle situazioni non passerà mai

5 Quando si radica in un popolo la sindrome del migrante non passa mai più e così ci si ritrova sotto la pioggia a fumare e parlare con sconosciuti in attesa di valigie di cartone

6 A volte l'ordine sbuca fuori inaspettatamente da te per salvarti dal caos del mondo

5 settembre 2008

Something in the way

Alla fine di tanto parlare il punto è che forse non ci capiremo mai un cazzo... più i trentanni si avvicinano e meno le cose si fanno chiare, i confini si sfuocano e tu rimani con in testa un unico enorme punto interrogativo... la gente non è sincera e questo è un fatto: più si va avanti e meno si riesce ad essere sinceri anche con se stessi... per conoscere qualcuno devi aver modo di riuscire a guardarlo almeno da tre quattro prospettive diverse... un altro fatto è che ci si accontenta: ci si raccontano carrellate di fandonie per convincersi che quello che si sta facendo è proprio quello che si vorrebbe fare... almeno fino a prova contraria...
E poi la bussola... quella bisogna riconsegnarla al compimento del ventunesimo anno d'età... hai navigato seguendo una rotta per due/tre anni, non sei contento? Da qui in poi caro il mio marinaio si naviga a vista e preparati a mettere in discussione tutto: le apparenze, le riflessioni, i sentimenti, i rapporti, tutto il tuo bel bagaglio di quello che ti hanno insegnato a chiamare normalità perchè una volta riconsegnata la bussola puoi prendere direzioni in cui normali ti appariranno cose che poco prima non avresti mai potuto nemmeno prendere in considerazione...
siamo al contraccolpo dell'adolescenza...proprio ora che avevamo appena iniziato a gioire di esserne usciti vivi...



2 agosto 2008

Dal manuale "100 e uno modi per non sentirsi invisibili"



1 Telefonare di notte alla polizia per avvisare che avete riempito l'edificio più alto della città di esplosivo prodotto in casa, e averlo fatto ( a proposito il napalm si ottiene mescolando in parti uguali benzina e succo d'arancia o sciogliendo sabbia per lettiere da gatti nella benzina).


2 Andare a fare la spesa del sabato al centro commeciale completamente nudi (in questo caso il successo però non è assicurato)


3 Variante più efficace della numero due: fare una gigantografia di voi nudi al centro commerciale e poi farla passare su tutto il litorale laziale attaccata ad un aereo prendendo spunto dal sign. Mondo Convenienza