29 settembre 2009

Capelli gialli


Questa è la storia di Emir, che poi Emir sarei, o si diceva fossi? non mi ricordo!
Vabbè insomma Emir sono io, ho 7 anni gli occhi blu e i capelli gialli.
La mia mamma si chiama Katanija e i suoi capelli sono neri.
Io voglio molto bene la mia mamma e lei mi vuole bene pure.
La mia mamma è una ballerina.
Il mio papà invece è un musicista.
La mia famiglia è una famiglia di artisti! E poi la mia famiglia non è come le altre famiglie che ognuno sta in un posto diverso e i grandi non giocano mai con i bambini.
La mia mamma con me ci gioca sempre. Lei mi vuole insegnare a ballare.
Mi prende la mia mamma, mi fa piroettare, mi lancia in alto.
Poi la mia mamma mi insegna i passi, mi dice quello che devo fare.
Anche papà sta lì con noi quando giochiamo.
Il mio papà suona e ci guarda. E se poi sono bravo quando ho finito di ballare mi da la macchinina marrone, quella che mi porto sempre in giro da quand'ero piccolo.
Però quando dobbiamo giocare papà la macchinina dice che la deve tenere lui e me la da solo alla fine.
Quando il gioco è finito poi, mamma mi toglie il cappello, mi prende per mano e mi porta a passeggio.
Papà si leva la fisarmonica e tutti insieme passiamo tra i sedili della metro e le persone che ci guardano giocare mettono monete nel mio cappello.
Poi scendiamo e andiamo a giocare in un altro vagone.

24 settembre 2009

Maikelchesileggecomesiscrive!


Il mio nome è Maikel e vivo a Roma e a scuola mi hanno detto che sono italiano.
Però il mio papà non è italiano, lui parla italiano però lo parla in un modo strano, non lo parla come me e i miei compagni, lo parla come quelli che ci puliscono i vetri della macchina al semaforo.
Il mio papà dice che lui è nato in un posto lontano lontano, dice che è nato su un isola e quest'isola si chiama Cuba.
Il mio papà è nato a Cuba, e per questo si mette gli orecchini.
I papà dei miei amici mica se li mettono gli orecchini!
E poi il mio papà è il più forte di tutti, infatti il mio papà è un maestro di KansenJitsuqualcosa.
Il mio papà dice che il KansenJitsuqualcosa è un'arte marziale molto antica.
E allora il mio papà cerca di insegnarla pure a me.
A casa, per strada, in metro mentre torniamo da scuola.
E mentre siamo in metro, io li vedo quelli che ci guardano.
E mentre ci siamo in mentre, io li vedo quelli che ci guardano, ci guardano e si allontanano.
Si allontanano ma continuano a guardarci.
Si allontanano ma continuano a guardarci, e io non capisco.
Non capiscono perchè fissano me, un bambino italiano di sette anni con gli occhiali blu, rotondi, e il mio papà, con i capelli lunghi e neri, gli orecchini e la borsa di lana.
Loro ci guardano e io li guardo, e non capisco.
Poi un giorno mi hanno insegnato delle nuove parole: straniero, immigrato, clandestino.
Un giorno mi hanno insegnato delle nuove parole e quel giorno ho capito tutto.

14 gennaio 2009

Un diavolo per capello

Innanzi tutto torno a scrivere perchè non ho sonno... e siccome l'insonnia è uno dei sintomi dell'età che avanza questo post potrebbe già chiudersi qui!
E invece è tempo di scavare dopo una lunga e silenziosa assenza fatta di giorni rocamboleschi...si scrive un blog, si tiene un diario per non perdere il segno in una fase di transizione; la notizia è che le transizioni ed i cambiamenti non finiscono mai. E così dopo la crisi esistenziale arriva in anticipo (son sempre stata una ragazza precoce) la crisi di mezz'età: un capello bianco può mandare in pezzi anche la più salda delle roccaforti... L'adolescenza spensierata ed anche il limbo che ne segue sono finiti da un pezzo, ve n'eravate accorti? Basta pensare a quand'è stata l'ultima volta che qualcuno vi ha chiesto : "cosa farai da grande?". Non ve lo ricordate? Ecco è proprio questa la notizia: non ce lo chiede più nessuno da un pezzo perchè ormai è andata, dovremmo starlo già facendo quello che volevamo... Non sta succedendo vero? Il punto è che succede e basta: un giorno le 50 lattine di birra diventano una bottiglia di vino biologico e non riesci a spiegarti cosa ti è successo, quelle date che un giorno sembravano lontanissime sono passate ieri e tu però non ti senti molto diverso... o forse si: guarda meglio e dimmi se quello che vedi nello specchio è esattamente l'immagine di te che hai nella tua testa... Non siamo quello che crediamo di essere e forse cambiamo più rapidamente dell'immagine che abbiamo di noi... e a volte sono gli altri a farcelo notare, a volte invece gli altri ci rigirano a brutto muso immagini di noi sfalsate dai loro occhiali appannati e ci mettono in crisi... La speranza rimane sempre che un giorno adulti lo si possa diventare davvero e magari che questo cambi qualcosa...
O forse dovrei solo farmi meno seghe mentali: ho deciso domani mi tingo i capelli e fanculo: non ci penso più!